Avevamo un certo numero di risultati condivisi in LanCook, e per la cucina italiana questi includevano:
1. La creazione di materiale per l’apprendimento dell’italiano e di ‘cucine portatili digitali’ che fossero commercialmente disponibili. Le ricette italiane includono un primo e un secondo piatto: la pasta olive e capperi, un piatto tipico del sud Italia raccontato da una voce maschile (italiano standard); e gli involtini di carne alla contadina, un piatto contenuto nel famoso ricettario dell’Artusi e raccontato da una voce femminile (italiano con lieve inflessione regionale).
2. Una guida sull’integrazione dei materiali in lingua italiana in diversi curricula di apprendimento dell’italiano come lingua straniera o seconda. Questa esplicita come i materiali si ricolleghino a capacità e competenze in riferimento al Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue divisioni A, B e C.
3. Uno strumento facilmente accessibile on-line (piattaforma open source) che consente agli utenti diretti, quali insegnanti e studenti, di creare materiali aggiuntivi in italiano e in altre lingue.
4. La creazione di un modello trasferibile e interdisciplinare di apprendimento situato e task-based, che possa essere applicato anche a tecnologie, capacità e conoscenze diverse e che esuli quindi dall’apprendimento della lingua italiana.
Come spesso succede, questi risultati sono stati in parte rivisti e/o ampliati durante i tre anni del progetto.
Nello specifico, la creazione di una versione commercialmente disponibile è stata preceduta dalla sperimentazione della cucina con più di 60 beneficiari potenziali in diversi contesti d’uso: dalla classica scuola di lingua che organizzava corsi di inglese come lingua straniera e di italiano come lingua seconda, alla struttura ricettiva che offriva corsi di lingua italiana ai propri ospiti stranieri, passando per università e scuole alberghiere. Tutte le sessioni sono state video-registrate e incorniciate da interviste e test di vocabolario volti rispettivamente a verificare il grado di interesse e di apprendimento degli utenti. Questi dati qualitativi e quantitativi mostrano come molti di loro abbiamo imparato non solo facendo, come vuole la pedagogia del task-based learning, ma anche e forse soprattutto divertendosi.
Uno dei più grandi risultati ottenuti dalla cucina italiana è poi quello di non spegnersi al termine del progetto. Nelle nostre “pentole intelligenti” – come le ha ribattezzate il preside di un Istituto Professionale Alberghiero che le avrà in dotazione fino a gennaio 2015 – continuano a bollire le due ricette italiane e molto altro ancora.
Si pensa, ad esempio, ad una versione delle stesse in dialetto regionale, e pure ad una versione in italiano specializzato. Se anche le nostre ricette sono state pensate per degli apprendenti ai primi livelli, e per questo realizzate in un italiano standard o con lieve inflessione regionale, nulla vieta, infatti, di tradurle per un’utenza più avanzata e/o specifica.
Questa è la proposta avanzata dagli insegnanti dell’Istituto Professionale Alberghiero “Pellegrino Artusi” di Forlimpopoli, che stanno ora integrando la cucina digitale nelle loro classi di italiano come L2. La loro idea è quella di partire da termini generici utilizzati nelle nostre ricette – ad esempio il termine “coltello” – per stimolare gli apprendenti non solo a collegarli con l’oggetto fisico, ma anche con gli iponimi che comunemente si usano in una cucina professionale, dove non si parlerà di “coltello” ma semmai di “trinciante”, “spelucchino”, “spaccaossa”, etc.
Questa è solo una delle modalità attraverso cui la cucina digitale può essere utilizzata e integrata in specifici contesti d’uso e la ricchezza e varietà di queste proposte – spesso veicolate per email – va ben oltre i risultati inizialmente attesi.